Sacerdoti chiamati a unità e annuncio

Nel ritiro al Santuario mariano di Ceri il vescovo Ruzza ha indicato la strada della fraternità

«È notte? Piuttosto, entriamo nella vera speranza», è il tema della meditazione offerta dal vescovo Ruzza ai sacerdoti nel ritiro del clero al Santuario di Nostra Signora di Ceri, Madre della misericordia, il 9 giugno. L’urgenza dell’annuncio, le istanze emerse dal cammino sinodale, la formazione, la relazione.

Sono stati molti i punti toccati dal presule nella sua riflessione sviluppata commentando alcuni brani dell’evangelista Matteo. La situazione sociale e culturale può essere letta come una “notte dell’umanità”.

Una condizione di mancanza di visione del futuro nella quale la comunità cristiana fatica a relazionarsi. Tuttavia, l’approccio del cristiano è sempre orientato a cogliere l’occasione, il tempo propizio, il kairos.

L’epoca attuale richiama i discepoli di Cristo a una radicale prova di fede che non può che partire dall’annuncio del Vangelo. La crisi della cultura umanistica, diventata oggi minoritaria, condiziona la possibilità di diffondere la parola di Dio che proprio nel modello umanistico ha trovato il veicolo privilegiato della sua espressione.

È richiesto un rinnovamento della vita spirituale e di quella interiore, evitando falsi spiritualismi «sganciati dall’incarnazione e dalla presenza nella vita sociale», ne è un segno «la fatica a comprendere come l’impegno per l’ecologia integrale sia visto con diffidenza tra i presbiteri e gli operatori spirituali», ha sottolineato il presule.

Per fronteggiare il vuoto esistenziale nel quale versa molta parte dell’umanità, la fragilità delle famiglie, l’educazione «occorre tornare alla purezza del kerygma e della centralità della Parola, che poi diverrà vita eucaristica e sacramentale, quando si è compiuto un cammino di maturazione e di interiorizzazione della proposta evangelica».

Ecco perché non «dobbiamo fermarci al dogma della Resurrezione, ma favorire l’incontro con il Vivente, il Risorto che dona a coloro che lo ascoltano e seguono la possibilità dell’esperienza vitale che sconfigge la morte, ogni morte». È la comunione il primo compito da accogliere in vista di una evangelizzazione che sappia corrispondere alle sfide del tempo presente.

Un impegno a cui sono chiamati i sacerdoti tra di loro e il vescovo nel rapporto con il presbiterio e con ogni suo membro attraverso la franchezza, il superamento del clericalismo, il discernimento. Camminare assieme, dunque, alla luce dei «quattro grandi principi di Evangelii gaudium che costituiscono il nuovo paradigma della vita ecclesiale»: il tempo è superiore allo spazio, la realtà è superiore all’idea, il tutto è superiore alla parte, l’unità è superiore al conflitto.

«Lasciamo che la fiducia nell’altro a partire dallo sguardo possa avere il sopravento. E permettiamo alla fiducia nel perdono e nella riconciliazione di operare il miracolo della convergenza e dell’unità», ha concluso il vescovo. Un augurio affidato alla preghiera nella Messa seguita all’incontro.

Simone Ciampanella

 

Stampa news