Il malato non resti solo

Durante la Giornata a Fiumicino, l’invito alla preghiera e all’impegno personale

«Prendersi cura, come ci chiede papa Francesco, significa innanzitutto meditare sulla prossimità, sulla sofferenza, sulla solitudine, sulla tristezza, sullo smarrimento, sull’incertezza », con queste parole il vescovo Gianrico Ruzza ha commentato il messaggio del pontefice per la Giornata del malato nella celebrazione diocesana a Fiumicino.

La Messa è stata organizzata lunedì scorso dall’ufficio di pastorale della salute, diretto dal diacono Michele Sardella, nel parco della parrocchia di Santa Paola Frassinetti grazie alla collaborazione dei volontari della comunità e dal parroco don Bernardo Acuna Rincon e dei volontari dell’Unitalsi Porto- Santa Rufina. Il pastore ha indicato Maria come la donna a cui guardare per porsi accanto a chi è nella sofferenza con amore e pazienza.

La vergine, ha sottolineato, ha saputo portare il carico dell’angoscia nei momenti drammatici della vita di Gesù mantenendo la fede in Dio. Il suo atteggiamento riservato e di presenza ci invita a riconoscere la forza della preghiera e la fiducia in Dio. Dall’intensa vita spirituale a cui è chiamata tutta la comunità, ha aggiunto il pastore, deve scaturire poi l’impegno ministeriale concreto di tutti per fare sentire le persone malate accolte e accompagnate: «farle sentire amate e non abbandonate».

Il presule ha parlato dell’esperienza della malattia come un «tempo di grazia» per coloro che la subiscono e per coloro che a questi si fanno prossimi. Il contatto con la fragilità e il richiamo alla vita spirituale per superare la fatica e guardare la salvezza della vita eterna sono occasioni di intenso contatto con Dio. La liturgia è continuata con la somministrazione dell’olio degli infermi, l’olio consacrato nella Messa Crismale per portare sollievo nel corpo e nell’anima a chi condivide la croce con Gesù.

Stampa news