Ministri di Dio, «cuore, mani e piedi di Gesù»

Nella Messa crismale celebrata il 12 aprile in cattedrale benedetti gli oli

Una religiosa con in mano un’essenza profumata. Due ragazzi con in mano del pane e del vino. In mezzo a loro i sacerdoti con delle anfore di olio. Percorrono in processione la navata della cattedrale dei Sacri Cuori dei Gesù e Maria per portare al vescovo i frutti della terra e del lavoro dell’uomo perché diventano segni dell’incontro tra Terra e Cielo, tempo ed eternità, immanenza e trascendenza, creatura e creatore, umanità e divinità.

Il particolare offertorio della Messa crismale celebrata il 12 aprile a La Storta, con il vescovo Ruzza , l’emerito Gino Reali, i sacerdoti delle parrocchie e diversi laici e consacrati delle comunità diocesane, ha evocato con semplicità il senso di questa liturgia della Settima Santa. La comunione del popolo di Dio, l’unità del presbiterio con il pastore e la benedizione degli oli per la vita dei discepoli di Cristo trovano in questa Messa la connessione più evidente dell’anno.

Tutta l’azione liturgica ha tradotto in gesti di fede le parole del Vangelo di Luca: «Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l’unzione e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio, a proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; a rimettere in libertà gli oppressi, a proclamare l’anno di grazia del Signore». Nella Messa crismale ad ogni gesto rituale corrisponde ogni sillaba della Parola di Dio.

Nella sua omelia il vescovo ha avuto cura di soffermarsi su questa unione che deve risaltare nella vita dei presbiteri. «Che cosa sarebbe della nostra vita se non fossimo guidati dallo Spirito di Dio?» ha domandato il presule. Atteggiamenti e comportamenti possono non testimoniare quella scelta vocazionale che ha portato alcuni membri delle comunità a diventare ministri ordinati. Interrogarsi sul senso del servizio e sull’ascolto del popolo di Dio, accogliendone anche le osservazioni, sono criteri utili a verificare la fedeltà della vita sacerdotale.

«Solo in questo modo saremo veramente condotti dallo Spirito. Essere in-spirati vuol dire essere umili e disponibili all’azione di Dio che ci converte costantemente e ci richiama all’essenzialità e alla povertà». Condizioni che agevolano la missione dei preti che, oltre ogni compito formale, non consiste forse nell’«annunciare con tutta la forza di cui siamo capaci che egli è il Signore della vita e che la sua vittoria sulla morte ha conquistato il nostro cuore? Per annunciare che quella vittoria, la vita del Risorto, risponde agli interrogativi del cuore dell’uomo e dà un senso unico ed irripetibile alla sua vita?».

La condivisione interlocutoria del vescovo sottolinea la dimensione itinerante del sacerdote che non ottiene uno status con la sua ordinazione ma è in un cammino di continua riscoperta del suo essere dono per gli altri. Rinnovando le promesse sacerdotali i presbiteri confermano il desiderio di continuare questo percorso di ascesi, di castità e di povertà che li mantiene «centrati nella relazione personale, intima e gioiosa con il Signore».

In un rapporto alimentato dalla «vita di orazione che è relazione con la Parola di Dio, consapevolezza della gioia eucaristica, valorizzazione dell’esperienza sacramentale personale e “ministeriale”, dimensione comunitaria dell’esperienza ecclesiale». Perché, ha aggiunto il vescovo «al ministro del Signore Gesù è chiesto di essere cuore, mani e piedi di Colui che è Alfa e Omega, principio e fine. Egli – in tal modo – entra nella dinamica pasquale, associando la propria vita al sacrificio redentore di Cristo, Salvatore del mondo». Il suo «mandato pasquale» lo conferma «dispensatore dei misteri di Dio» negli altri fedeli attraverso l’olio dei catecumeni, quello degli infermi e il sacro crisma da cui il nome della celebrazione nei quali vengono benedetti. Allora, ha concluso il pastore «appare

Gli oli benedetti

La Messa crismale, che il vescovo celebra con i sacerdoti e i diaconi, è manifestazione della pienezza del sacerdozio del pastore e segno dello stretto legame che lo unisce alla sua Chiesa particolare. Con il Crisma benedetto dal vescovo durante la liturgia che ne riceve il nome, sono segnati tutti i battezzati e i cresimati, per poter essere configurati a Cristo, il consacrato dallo Spirito del Padre, e sono consacrati sacerdoti e vescovi. La preghiera di benedizione pronunciata dal vescovo invoca Dio perché si compia in coloro che ricevono il Crisma «il disegno del tuo amore e la loro vita integra e pura sia in tutto conforme alla grande dignità che li riveste come re, sacerdoti e profeti». Gli altri oli benedetti sono quello dei catecumeni e quello degli infermi. Il primo rafforza coloro, che in vista degli impegni del Battesimo, lottano contro lo spirito del male. Il secondo è destinato all’unzione di coloro che compiono in sé quanto manca alla passione redentrice di Cristo. sempre più evidente quanto sia necessario essere e rimanere uniti a Cristo Signore per essere fedeli dispensatori della Grazia e appassionati annunciatori della Parola di salvezza».

Simone Ciampanella

(15/04/2022)

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