Mons. Ruzza: «a tutti buon cammino»

La celebrazione dell'inizio del ministero episcopale del nuovo Vescovo

«A tutti buon cammino». Un mandato missionario. Un’idea di famiglia corresponsabile. Un augurio di comunione. Il vescovo Gianrico Ruzza ha condensato in queste parole la gioia alla diocesi di Porto-Santa Rufina alla conclusione del suo ingresso in diocesi. Parrocchie con i loro sacerdoti, religiosi, autorità civili e militari, familiari, amici. In tanti hanno desiderato accogliere il nuovo pastore per la celebrazione di inizio del suo ministero episcopale nella cattedrale dei Sacri Cuori di Gesù e Maria a La Storta domenica scorsa.

Accanto al vescovo il cardinale Beniamino Stella, titolare della sede suburbicaria, il vescovo emerito Gino Reali e il pastore di Viterbo, Lino Fumagalli, originario della diocesi. La presa di possesso, iniziata con il bacio del crocifisso, l’aspersione dei fedeli, l’adorazione del santissimo sacramento e la lettura della bolla di nomina, è coincisa con la commemorazione del cardinale Eugène Tisserant nel cinquantesimo della sua morte.

I «misteriosi disegni divini» che hanno legato il suffragio del «padre-vescovo» all’avvio del servizio dell’attuale “padre” diocesano hanno trovato un’interpretazione profetica nell’omelia del vescovo Ruzza. Il presule ha messo in dialogo la storia battuta da Tisserant e quella che la Chiesa portuense dovrà continuare a scrivere, leggendo la sorgente da cui entrambe trovano senso nell’adesione alla Parola di Dio. Confortato in questa prospettiva dall’esortazione rivoltagli da papa Francesco nella Bolla di nomina: «Essendo preminente la carità, in quanto inizio e fine a cui tutto deve essere diretto, dobbiamo compatirci l’un l’altro ed essere amanti della fraternità e portatori delle infermità dei fratelli e cercare reciprocamente le occasioni di salvezza, dove avremo visto una necessità di aiutarci vicendevolmente e portare i pesi gli uni degli altri».

In quell’«invece» pronunciato da Gesù nel racconto dell’evangelista Luca, letto durante la liturgia, il vescovo ha indicato «la rivoluzione del cuore che ci deve ispirare», caratterizzata da radicalità, novità e profezia: «Amate invece i vostri nemici, fate del bene». Non è più il principio della legge del taglione a regolare le relazioni perché Cristo rivela il volto del padre misericordioso: «quanti errori umani generano sofferenza e morte, in ogni campo dello scibile umano! Dio non ci fa scontare questi errori, in tal caso applicherebbe quella legge, ma si affida e si fida del nostro pentimento perché crede in noi e ci chiede di rialzarci dalle nostre cadute grazie alla Sua misericordia». 

Nell’umanesimo illuminato dalla luce della Parola di Dio il cuore si apre a un autentico discernimento che pensa secondo Dio non secondo gli uomini, come ci ricorda il primo libro del profeta Samuele: Davide non osa alzare la mano contro l’inerme Saul che dorme, perché questi è il consacrato di Dio: «Per noi è un monito – ha commentato il vescovo –, un esempio di come orientare le scelte esistenziali e di come porre le nostre energie al servizio del bene comune. Sempre a partire dalla Parola di Dio! Riconoscendo che la generosità, la gratuità, la bontà hanno sempre un esito positivo e benefico e trasformano il cuore dell’uomo nel giardino della pace e dell’accoglienza. Occorre fare spazio alla generosità e alla tenerezza».

La decisione per il Vangelo chiede di operare scelte concrete di azione e di fedeltà al volere di Dio per rispondere alle istanze contemporanee. «Proprio pensando al nostro territorio – ha detto il presule –, così vasto e ricco di bellezze, così carico di storia e di operosità, mi sento di sottolineare l’impegno per la custodia del creato, nostra casa comune, come indicatoci da Papa Francesco nella Laudato si’. Non si tratta solamente di pronunciare parole e di sottoscrivere impegni formali, ma di formare le coscienze e di responsabilizzare le sorelle e i fratelli, dal più piccolo al più grande, al fine di avere un atteggiamento responsabile e coerente nella direzione di un’opzione di vita sostenibile ed ecocompatibile».

Guardando alla vicenda della diocesi nel Novecento e al servizio di Tisserant, possiamo riconoscere quella forma di ecologia integrale a cui da papa Francesco richiama l’umanità. L’«infaticabile» pastore, «aperto alle novità che provenivano dal clima conciliare» seppe conoscere in profondità le difficoltà e le speranze dei suoi fedeli, ponendo attenzione al lavoro dei campi e alla vita agricola. «Il discernimento sulla storia ci chiede di guardare con oggettività e con chiarezza non solamente agli errori del passato, ma soprattutto allo sforzo comune che possiamo e dobbiamo mettere in campo per avere una prospettiva futura di vita. Per questo penso che questa diocesi possa e debba impegnarsi per sostenere una cultura della sostenibilità e per difendere l’ambiente in cui viviamo. Non da ultimo potrà offrire indicazioni alle autorità civili, soprattutto quando siano urgenti e necessarie scelte che influenzino le condizioni di salute della popolazione, come potrebbe avvenire nella questione annosa dei rifiuti e oggi dei biodigestori». 

Il percorso della Chiesa locale si inserisce oggi in quello della Chiesa italiana e universale nella grande stagione del Sinodo: «Camminare insieme in questo tempo di esperienza sinodale ci chiede di ascoltare tutti e di considerare le esigenze e le domande di ciascuno, in quella linea di conversione all’ascolto che ci aiuterà a tessere la trama del tessuto sociale nella ricerca della riconciliazione sociale e del desiderio di partecipazione alla vita pubblica, che deve caratterizzare la presenza dei cristiani nella società civile». 

L’incontro con la Parola di Dio, il cambiamento che questa attualizza nella vita personale e comunitaria, e le azioni che determina hanno un orizzonte di speranza per i cristiani: la vita eterna. È san Paolo nella prima lettera ai Corinzi a indicarci l’apertura dell’esistenza umana, dalla sua dimensione naturale a quella soprannaturale. Nel Battesimo entriamo in comunione con Dio, la cui grazia agisce nella condizione di fragilità dell’umanità e si compie nella risurrezione di Gesù Cristo che vince la morte. «L’uomo è destinato all’eternità», ha rimarcato Ruzza, «È chiamato alla comunione con il Signore nella vita del cielo. Sta lì, in quell’uomo nuovo designato da Paolo, l’impronta di Dio che caratterizza la vera umanità. Sta qui la nascita in un nuovo modo di tessere le relazioni umane e di stabilire l’interazione secondo modalità di fraternità e di rispetto».

La vita nuova ci porta oltre l’egoismo e l’autoreferenzialità e allora, ha concluso il vescovo «sorelle e fratelli, guardiamo insieme allo splendore della vita nel Signore e camminiamo con coraggio e con gioia. Ci accompagnerà sempre la protezione e la custodia di Maria Santissima, Madre della Misericordia. A Lei chiediamo di proteggere la nostra Chiesa e di prenderla per mano per condurla a compiere la volontà del Signore in questo tempo di Grazia che ci è donato».

Parole risuonate nel sorriso dei tanti volti riuniti nella cattedrale piena. Sentimenti inespressi di cui il vicario generale, don Alberto Mazzola, si era fatto interprete nel saluto al nuovo pastore a cui la diocesi ha donato un pastorale con l’immagine del buon pastore. Con una preghiera davanti alla tomba dei vescovi, dove riposano le spoglie di Tisserant, la comunità diocesana attorno al vescovo Ruzza ha reso omaggio al cardinale alla conclusione della celebrazione. Un gesto di comunione con il cammino della diocesi ripreso nella storia recente, e iniziato in epoca apostolica con la testimonianza del primo vescovo di Porto, il martire Ippolito, la cui croce simbolo di questa terra, posta sull’altare della cattedrale, accompagnerà il cammino del Sinodo.

Simone Ciampanella

 

Qui il video della celebrazione

 

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