«Per narrare la fede con la propria vita»

Don Pinheiro al convegno catechistico

«Viviamo ancora il tempo difficile della pandemia ma è anche un tempo di speranza per il desiderio della gente di reimmergersi nella vita. In questa prospettiva il cammino sinodale che abbiamo iniziato è una grande occasione per una conversione che sia pastorale ma ancor prima spirituale». Nel primo incontro con i catechisti al loro convegno annuale al centro pastorale il 5 novembre, il vescovo Ruzza ha accennato al contesto culturale e sociale nel quale s’inserisce il tema trattato nell’incontro “L’ispirazione catecumenale della catechesi”, che era stato introdotto nei saluti da suor Rosangela Siboldi, direttrice dell’ufficio diocesano.

Come in ogni ambito ecclesiale anche la catechesi è in movimento: «non dobbiamo più attendere chi viene ma dobbiamo intercettare la domanda» ha aggiunto il presule. L’atteggiamento suggerito dal presule per disporsi all’ascolto del mondo inizia da quell’audacia indicata dall’apostolo Paolo nella lettera ai Romani che «è quanto ci dice il Papa quando ci chiede di osare, cioè di non avere paura».

In particolare ha ricordato la catechesi essere un sacro ministero perché è l’annuncio del Vangelo di Dio che «oggi, più che mai, è l’unica parola che dà un senso alla vita dell’uomo. Vi invito a svolgere questo ministero con tanto amore, il catechista non ha spazio di potere, ma una voragine di servizio, e deve viverla così con semplicità e umiltà».

In un’epoca di cambiamento, paragonata dal vescovo a quella della frantumazione dell’impero romano nel III secolo, è il cuore a guidare la buona pratica del ministero: «Se siamo innamorati siamo dei catechisti, se non siamo innamorati siamo dei funzionari. Se siamo innamorati siamo dei presbiteri e dei vescovi, se non siamo innamorati siamo facitori del sacro, e non porteremo nessun frutto».

Ringraziando il vescovo dello stimolo a un servizio segnato dal coraggio, suor Siboldi ha presentato il relatore chiamato ad approfondire il tema, don Jourdan Pinheiro, direttore dell’ufficio catechistico della diocesi di Albano e responsabile del settore catecumenato dell’ufficio catechistico nazionale. «Spero di diventare artigiano e spero di fare una condivisione tra artigiani più che una relazione» è stato l’augurio del sacerdote che ha da subito chiarito di non voler dare una definizione dell’ispirazione catecumenale, volendo invece offrirne le tracce in un atteggiamento di ricerca riaffermato nel Concilio ecumenico Vaticano II e fondato sul fatto che in virtù del Battesimo siamo tutti partecipi della missione della Chiesa.

Recuperando le osservazioni proposte dal vescovo don Pinheiro ha ricordato ai catechisti di partire dall’«invocazione dello spirito, dobbiamo dare ascoltare più lo spirito per essere più audaci e non avere paura». Del catecumenato, come esperienza antica della Chiesa, va ripreso quello stile di vicinanza in uno spazio di incontro dove tra desiderio e domanda può avvenire il primo annuncio.

In Evangelii Gaudium il Papa parla del ruolo fondamentale del primo annuncio, dell’iniziazione alla mistagogia e dell’arte dell’accompagnamento, quali elementi prioritari della catechesi «per abitare con speranza il nostro tempo» da artigiani. «Non divento testimone perché parlo agli altri, ma lo divento perché prima il Signore ha parlato a me» come raccontano gli Atti degli apostoli di cui il relatore ha citato il secondo capitolo «Questo Gesù, Dio lo ha risuscitato e noi tutti ne siamo testimoni». È allora che si viene «trafitti nel cuore» e nasce una domanda concreta: «Che cosa dobbiamo fare, fratelli?». Don Pinheiro ha suggerito alcuni elementi per configurare la risposta del nostro tempo a questa domanda trasmessa dalla Parola di Dio.

Innanzitutto, valorizzare un cammino globale e integrato: «ascolto della Parola e catechesi, preghiera e celebrazione della Grazia, condivisione della fraternità ecclesiale e testimonianza di vita e di carità». I catechisti «non devono dare mai la fede per scontata, ma devono aver cura di incoraggiare, rispettare e promuovere la libera e piena rispondenza del soggetto». È importante poi mantenere connessi i tre sacramenti dell’iniziazione cristiana che convergono nell’unico mistero pasquale di Cristo. Infine, ha concluso il relatore, ogni itinerario deve avvenire nella comunità, in relazione alla sua vita ordinaria, all’anno liturgico, con riferimento specifico alla Chiesa locale e al vescovo».

Simone Ciampanella

foto Filippo Lentini

 

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