Accanto ai poveri

Pandemia, erogati 600mila euro grazie ai fondi 8xmille della Chiesa cattolica a famiglie, persone, imprese, parrocchie. Caritas: gente che non può sostenere i bisogni primari, uomini soli e senza lavoro. E c’è chi deve scegliere tra cibo e istruzione dei figli

«Tendi la tua mano al povero», è il tema scelto da papa Francesco per la 4ª Giornata mondiale del povero fissata per oggi. Nel Messaggio per la Giornata il pontefice definisce questa frase, tratta dal Siracide, «codice sacro» oltre lo spazio, il tempo, le religioni, le culture. Ci sono mani tese per abbracciare gli altri, altre per allontanarli attraverso indifferenza, cinismo, interesse personale. «Certo – scrive il Papa –, non mancano la cattiveria e la violenza, il sopruso e la corruzione, ma la vita è intessuta di atti di rispetto e di generosità che non solo compensano il male, ma spingono ad andare oltre e ad essere pieni di speranza». Lo sanno bene coloro che hanno trovato sostegno della Chiesa durante la pandemia.

Per alcuni è stata la conferma di un luogo dove l’accoglienza è di casa. Altri hanno conosciuto per la prima volta quelle mani tese. Sono mani di donne e uomini di sessanta, settanta, ottanta anni, ci sono anche di più giovani, ma nelle parrocchie la carità si regge grazie a loro. Sono mani che rispondono di continuo al telefono, per l’enorme richiesta di aiuto. Mani che nascondono il viso, quando gli occhi tradiscono la commozione per il ricordo di storie di disperazione e di gratitudine. Ne valga una per mille. Un bambino al genitore: «Un giorno mi porti a vedere dove ci danno da mangiare senza che diamo i soldi». E lì in un centro d’ascolto trovi una piccola statuetta in legno con le tre scimmie che non parlano, non ascoltano, non vedono, perché la carità è riservata, opera in silenzio e non guarda chi ha davanti.

Dall’inizio dell’emergenza sanitaria la diocesi di Porto–Santa Rufina continua a rispondere alle necessità di persone, famiglie, parrocchie, imprese. Ha distribuito fino ad oggi seicentomila euro provenienti dal fondo straordinario per l’emergenza sanitaria, messo a disposizione dalla Chiesa Cattolica, e dai fondi a disposizione della diocesi per i progetti sul lavoro. Tutto grazie ai fondi 8xmille a lei destinati. «Tante, troppe famiglie non riescono più a sostenere le esigenze primarie», spiega a Lazio Sette Serena Campitiello, direttrice Caritas Porto– Santa Rufina.

Tra le nuove povertà la responsabile pone l’accento sulla «realtà tragica degli uomini soli che, perdendo il lavoro, perdono la possibilità di rapporti sociali, e si trovano barricati nelle proprie case senza aver nessuno con cui condividere la loro fragilità». Altrettanto drammatica è «la situazione di famiglie che si trovano a combattere nella scelta tra cibo e istruzione dei loro figli. La didattica a distanza (Dad) sta mostrando profonde disparità tra chi era dotato o può dotarsi di strumenti idonei e chi deve decidere per garantire i bisogni essenziali ai propri figli». Questo accade qui da noi, nei nostri quartieri, magari alla porta accanto.

«È vero», ci ricorda papa Francesco nel messaggio, «la Chiesa non ha soluzioni complessive da proporre, ma offre, con la grazia di Cristo, la sua testimonianza e gesti di condivisione». E sa di dovere essere consolazione quando non riesce ad arrivare con le mani per ridare senso alla vita. Allora la preghiera sostiene la carità: le ricorda la speranza nel Dio che si chiama amore. Per questo il 15 novembre alcune delle realtà caritatevoli (le misure anti-Covid19 permettono una presenza ridotta) erano nella parrocchia di Santa Maria degli Angeli, all’aeroporto di Fiumicino, dove c’è la casa per senza fissa dimora. Insieme hanno pregato per fare memoria della fonte viva da cui le loro azioni traggono forza.

Simone Ciampanella

(16/11/2020)

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