Una Pasqua indimenticabile

I riti della Settimana Santa in Cattedrale


Il diavolo dice a Dio: “Col covid-19 ti ho chiuso tutte le chiese”. “Al contrario –risponde il Padre Eterno- ne ho aperta una in ogni casa”. Si potrebbe sintetizzare in queste battute, tratte da una vignetta, la particolarità di questa settimana santa. Dove i sacerdoti nelle parrocchie hanno celebrato in privato, senza la partecipazione di popolo, ma i cristiani hanno sviluppato una maggiore consapevolezza della possibilità di stare in relazione con Dio dalle proprie domus ecclesiae. Infatti, ho ricevuto numerose foto tramite i social media, di quanti hanno allestito in casa alcune ambientazioni proprie del triduo pasquale: la tavola approntata per la Cena del Signore (con qualche papà che s’è chinato sui propri famigliari per lavare loro i piedi), l’altarino con i simboli della passione e l’addobbo pasquale per la veglia e il giorno di Pasqua. Tutto questo ha aiutato a rimanere connessi con i riti sacri e ha permesso uno stato di preghiera diffusa e continua.
 
Dal canto nostro, in cattedrale, abbiamo curato le varie fasi dei riti pasquali come se tutto fosse partecipato dai fedeli… e le persone che alla spicciolata hanno frequentato la loro chiesa parrocchiale, hanno apprezzato, anche esplicitamente, tale allestimento. Già la domenica delle palme davanti alla grande croce sistemata presso l’altare maggiore, e illuminata in maniera particolarmente suggestiva, molti hanno potuto sostare in preghiera e prendere i rami d’ulivo benedetti, mentre nella cappella accanto, a porte chiuse, alle ore 11,00, il parroco celebrava con alcuni assistenti la santa messa trasmessa i diretta streaming. Lo stesso è avvenuto giovedì sera alle ore 20,30 quando è stata celebrata l’eucaristica “In Coena Domini”, al termine una breve processione per riporre la pisside con le specie consacrate nel tabernacolo ornato con i simboli di quell’ultima cena di Gesù: il pane azzimo e la coppa, l’agnello e la brocca per lavare i piedi.
 
Il giorno dopo, nella cappella del coro è stato sistemato il “compianto” della Vergine Addolorata china sul cadavere del Figlio dinanzi al quale è stata pregata la Via Crucis delle ore 15,00. Nella serata è avvenuta la trasmissione in diretta della Liturgia del venerdì santo, con la proclamazione della Passione secondo Giovanni, lo svelamento e l’adorazione della santa Croce. Successivamente quest’ultima è stata sistemata in cattedrale per l’adorazione di quanti hanno voluto compiere, durante il sabato santo, un atto di devozione e di amore a Cristo crocifisso. Una delle caratteristiche di questa settimana è stato senz’altro il grande silenzio che ha ovattato le nostre città e le chiese, silenzio ancora più eloquente nel sabato in cui “il Re dorme”, come ci ricorda un’antica riflessione su questo giorno. Finalmente, la sera alle 20,30 si è tenuta la veglia pasquale, presieduta dal nostro vescovo Gino.
 
Il tutto ha avuto inizio presso l’altare maggiore con la benedizione di un piccolo fuoco, la preparazione e l’accensione del cero pasquale. A seguire una semplice processione con le tre soste per il canto del “Lumen Christi”. Giunti nella cappella dove si sarebbe celebrata la veglia, dopo aver intronizzato il cero pasquale, c’è stato il canto del preconio di pasqua, con la risposta cantata, della piccola comunità di sette persone ciascuna con la candela accesa in mano: “Tu sei la luce, tu sei la vita, gloria a te Signore!”. Quindi, la liturgia della Parola, in un crescendo semantico… dall’opera creatrice di Dio, descritta nel libro della Genesi, all’adesione totale di fede del “padre Abramo”, per passare all’esodo dall’Egitto vissuto dal popolo di Israele sotto la guida di Mosè, con il canto di forte impatto emotivo: “Cantate al Signore, stupenda è la sua vittoria”, per arrivare all’esultanza del “Surrexit Dominus vere”, al Gloria e all’epistola di san Paolo ai Romani. Questo brano ci ricorda la Pasqua di Cristo che si attua nel battesimo di ogni discepolo, che passa così, dalla soggezione al Principe del male e della morte all’appartenenza a Cristo, Signore del bene e della vita. A questo punto il salmo alleluiatico che è un inno alle gradi opere di Dio compiute per misericordia verso gli uomini. A tal proposito sant’Agostino commenta: “Alleluia, significa: Lodate il Signore! Beato alleluia del cielo! Qui, è l’alleluia del cammino, lassù quello della patria” (Sermone 256).
 
Dopo la proclamazione del brano della risurrezione, tratto dal vangelo di Giovanni, in cui Maria Maddalena e “l’altra Maria” vanno al sepolcro e poi corrono “con timore  e gioia grande” ad annunciare che è risorto, mons. Vescovo ha tenuto l’omelia. Partendo dall’evento celebrato, sottolineava quante sono le esperienze pasquali che illuminano la vita, anche da parte di chi le esprime inconsapevolmente, e, citava quel parroco che ha ricevuto la disponibilità per la Caritas di quintali di frutta durante tutto il periodo dell’emergenza epidemiologica, da parte di una frutteria tenuta da egiziani islamici. La motivazione di questa generosità è stata, come riferiva, che quando questi hanno avuto bisogno la Caritas parrocchiale li ha aiutati. Dopo il rinnovo delle promesse battesimali, la liturgia eucaristica ha dato compimento alla grande veglia. Al termine un augurio di buona pasqua “senza baci e abbracci”. Numerosi sono stati i contatti social di quanti hanno voluto pregare con questa grande comunità virtuale sparsa sul territorio diocesano, con una partecipazione sì, virtuale ma nell’unità di cuore e per amore verso il Signore Risorto.
 
Il prolungamento della Pasqua è avvenuto il giorno successivo, quando alle ore 11,00 i sacerdoti della parrocchia hanno celebrato la messa di Risurrezione, anche in essa, tutto ha parlato del messaggio più bello che illumina le liturgie cristiane e l’esistenza: “Cristo è veramente risorto, alleluia!”…  Questo dato di fede cambia tutto, riempiendo la solitudine di tanti chiusi nelle proprie case, nella gioia di continuare a sperare. Concludendo, una considerazione su tutte: certamente la settimana santa di quest’anno la ricorderemo per tutta la vita, perché, mentre le altre vengono annullate dalla somma degli anni e dei loro riti, che si ripetono più o meno uguali, in questa forma così eccezionale, sarà memorabile.

Don Giuseppe Colaci
 
 
 

 

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