Il cardinale Zuppi: «Etchegaray, uomo della speranza»

Il vescovo Reali ha concelebrato la Messa in suffragio del cardinale francese a Santa Maria in Trastevere

«Diceva di essere un parrocchiano non praticante». Con un ricordo, che ne rileva l’ironia, il cardinale eletto Matteo Zuppi ha ripercorso l’umanità del cardinale Etchegaray il 24 settembre nella chiesa di Santa Maria in Trastevere a Roma. La comunità parrocchiale, frequentata poco per le sue innumerevoli missioni al servizio dei papi, ha voluto celebrare una Messa in suffragio del porporato francese il giorno prima del suo compleanno, quando avrebbe compiuto 97 anni. Con l’arcivescovo di Bologna, hanno concelebrato il cardinale Giuseppe Bertello, presidente del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano, il vescovo Reali e il vescovo Paglia, consigliere spirituale della Comunità di Sant’Egidio.

«Mia madre e miei fratelli sono questi: coloro che ascoltano la parola di Dio e la mettono in pratica». Commentando il vangelo del giorno, Zuppi rileva quanto quella parola di Dio sia stata la cifra della storia di Etchegaray. In lui si poteva scorgere «lo sguardo contemplativo sull’uomo e sulla realtà», era «familiare in ogni incontro con tutti, avesse davanti i piccoli o grandi della terra, perché si accostava sempre con amicizia». Con il suo atteggiamento libero e disponibile non si metteva mai nella posizione del giudice, «ma di colui che sapeva amare tutti, senza ammiccamenti ma con la chiarezza del Vangelo». D’altronde fu lui a contribuire con forza agli incontri sulla pace organizzati ad Assisi, «incontri di cui ancora dobbiamo cogliere la portata».

Il suo era un amore per tutta la Chiesa, quella istituzionale come quella vissuta ogni giorno nel mondo. Del cristiano voleva sottolineare l’esigenza di essere sempre in comunione con la Chiesa. Zuppi, ha citato in proposito l’omelia pronunciata da Etchegaray nella celebrazione tenuta nella cattedrale de La Storta per il titolo di Porto–Santa Rufina. «Il cristiano – diceva Etchegaray il 4 ottobre 1998 – non è un trasmutante che si allontana dalla Chiesa in autunno per ritornare in primavera. È l’uomo della quattro stagioni che, del resto, si intersecano più di quanto si succedano. Ciò che oggi fa difetto a molti cristiani è il senso del tempo e dello spazio, della storia e della geografia della Chiesa. Nessun luogo, nessuna epoca esaurisce la vita della Chiesa e ognuno di noi, per la sua salute spirituale, deve vivere con la Chiesa di là, con la Chiesa di oggi e con quella di ieri. Solo tale solidarietà storica e geografica consente di riconoscere nella chiesa, sempre e ovunque, il volto dell’unica ed eterna Chiesa di Cristo».

Lo stile di Etchegaray, ha commentato Zuppi è stato segnato dalla «fierezza priva di supponenza, mettendo in pratica il dialogo, cercando la riconciliazione e la speranza». Uno sguardo più attento alle possibilità della speranza nel mondo che al prevalere delle rovine in esso presenti. E in questo mondo ritrovava la ragione del suo ministero sacerdotale, di cui Zuppi lo ha ringraziato per la testimonianza, e così dire con lui «è un bel periodo per essere prete». ( S.Cia)geografica consente di riconoscere nella chiesa, sempre e ovunque, il volto dell’unica ed eterna Chiesa di Cristo». Lo stile di Etchegaray, ha commentato Zuppi è stato segnato dalla «fierezza priva di supponenza, mettendo in pratica il dialogo, cercando la riconciliazione e la speranza». Uno sguardo più attento alle possibilità della speranza nel mondo che al prevalere delle rovine in esso presenti. E in questo mondo ritrovava la ragione del suo ministero sacerdotale, di cui Zuppi lo ha ringraziato per la testimonianza, e così dire con lui «è un bel periodo per essere prete».

Simone Ciampanella

 

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