Ranjith: «Difendere la vita e rispettare le differenze»

Il vescovo Reali ha partecipato alla Messa presieduta dal cardinale di Colombo in suffragio delle vittime dello Sri Lanka

Domenica 7 luglio al santuario della Vergine della Rivelazione nel quartiere Laurentina di Roma, il cardinale Malcolm Ranjith, arcivescovo di Colombo, ha presieduto una Messa in ricordo delle vittime degli attentati di Pasqua in Sri Lanka. Assieme sull’altare il vescovo Reali, con cui il presule ha un rapporto di profonda amicizia e don Neville Joe Perera, coordinatore nazionale delle comunità cattoliche srilankesi in Italia. Presenti anche rappresentanti di Maha Sangha ( buddhismo, ndr) e Daja Pelpola, ambasciatore della Sri Lanka in Italia, con la moglie.

«Qual è la cosa più preziosa al mondo? Non è nient’altro che la vita umana» ha detto Ranjith: «La tradizione biblica è molto chiara su questo punto, l’uomo è il punto centrale della Creazione di Dio, come dice il Salmo 8 ed è stato creato a immagine e somiglianza di Dio così come ci racconta il libro della Genesi», per questo «il dovere fondamentale di tutta la società umana è la difesa della vita umana». Il porporato ha ribadito l’importanza della vita in quanto dono di Dio. Ogni esistenza è unica così come sono differenti le strutture sociali presenti nel mondo. «L’impegno di ogni fedele deve essere nella direzione dell’accettazione di questa differenza e nel rispetto delle altre religioni. Pertanto va incoraggiata la strada nel rispetto dell’identità e della diversità».

Il cardinale ha sottolineato la triste situazione del mondo dove c’è ingiustizia ovunque: «Alcuni paesi che si ritengono custodi dei diritti umani e spingono i paesi poveri del terzo mondo a implementarli e rispettarli, sono poi ciechi e sordi davanti alla grande violenza contri i diritti umani attuata in altri paesi». Queste potenti nazioni sembra abbiano due tipi differenti di relazioni diplomatiche: in un certo senso sostengono gli estremisti per raggiungere «i loro meschini scopi».

«Come cattolici e srilankesi – spiega il cardinale – dobbiamo far sentire la nostra voce, gridare per la giustizia per quanti hanno perso la vita nella recente tragedia. Direi che questa è un’occasione d’oro per lo Sri Lanka per risorgere ed diventare una nazione unita. È giusto dunque sconfiggere qualsiasi ideologia religiosa estremista che voglia distruggere un’altra comunità di fede nel nome di Dio. Facciamo un nuovo Sri Lanka che risorga dalle ceneri».

Al termine della Messa, i celebranti e i rappresentanti del buddhismo si sono recati in processione portando un lume acceso, in un luogo dove era stata preparata una cartina dello Ski Lanka con le foto degli attentati. Momento di profonda commozione, ma di grande rispetto e condivisione del dolore recato a quei cristiani che stavano celebrando la Messa della Pasqua, una ferita che tutti i cristiani del mondo hanno sentito come propria e vogliono continuare a curare con la loro solidarietà, come la diocesi di Porto–Santa Rufina che con il vescovo si è impegnata a portare avanti per la fraternità cresciuta con la Chiesa di Colombo.

Rolando De Cristofaro

(17/07/2019)

 

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