Dal fango risorge la vita

In ricordo di Pamela Mastropietro

Nel ricordo di Pamela Mastropietro, che aveva un fortissimo legame con Santa Marinella, sua città di adozione, dove tuttora risiedono i nonni materni e lo zio, una ragazza che amava il sole, la compagnia dei familiari e degli amici coi quali spesso la Domenica si recava in chiesa per la Santa Messa ... Pamela, una ragazza semplice. Poi la sua tragica sofferenza e morte, a Macerata, per mano di Innocent Oseghale. Una storia di brutale violenza, che riporta l’umanità indietro ai tempi della barbarie. Una storia, come tante altre, subito strumentalizzata e altrettanto subito dimenticata in nome del politicamente corretto. 

Rimane il fatto. Una giovane ragazza, sulla strada della piena liberazione da un passato di dipendenza, è rimasta uccisa dalla violenza e dall’odio. Rimane il dolore. Una famiglia, papà e mamma, familiari e parenti, una intera comunità, che assistono, impotenti, all’amputazione di qualcosa di sé. Rimane infine la domanda. E ora? Ci può essere giustizia?

Intanto, lacrime su lacrime, un pianto interminabile. E poi il vuoto, un’assenza che niente e nulla potranno colmare, per ora. Abbiamo partecipato il cinque maggio scorso alle esequie di Pamela nella Chiesa di Ognissanti, a Roma, poi alla sepoltura al Verano. Da domenica 9 settembre, Pamela è ricordata da una lapide a forma di loto, posta nel luogo in cui furono rinvenuti i suoi poveri resti. L’opera, progettata dall’architetto Leonardo Annessi, ricorda come il fiore di loto, nonostante viva nel fango, sboccia in tutta la bellezza. 
 
Domenica abbiamo visto ancora una volta come il dolore infinito di mamma Alessandra e di papà Stefano, della nonna Giovanna e del nonno Gualtiero, dello zio Marco Valerio, dei cugini e di tanti altri non si è affievolito, e come è quasi impossibile accettare la perdita di una figlia, una nipote così giovane, in un modo così agghiacciante. La lapide è stata voluta dalla ProLoco, partecipanti il Sindaco ed altre autorità, il Vescovo di Macerata Mons. Marconi, e poi tanta gente comune, vicina alla famiglia per sconfiggere insieme il dolore. 
 
Abbiamo ascoltato queste parole dello zio Marco Valerio: “Pamela, al di là dei suoi problemi personali, poteva essere la figlia, la sorella, la nipote o l’amica di tutti. Abbiamo bisogno di aiuto per buttare giù i muri che circondano la vicenda. Noi lo dobbiamo a Pamela ma anche a tutti voi, perché siete una magnifica comunità che non si merita quanto è accaduto” – a cui si sono aggiunte quelle della mamma, Alessandra: “Mi unisco alle parole di mio fratello. Per favore, aiutateci - ha aggiunto Alessandra Verni -, perché qui mi sembra sia tutto morto. Volete forse un’altra Pamela?”. Da parte nostra chiediamo al Signore Gesù di consolare chi è distrutto da tanto dolore. Agli uomini chiediamo giustizia, semplicemente giustizia.
 
Alessandro Pielich
 
 
 
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