"Pregare incessantemente": la Liturgia delle Ore

La forma liturgica della preghiera per tutta la Chiesa

di Mary Bazzett

 

 

La Liturgia delle Ore è la prova regina delle profonde radici ebraiche della Chiesa cattolica. Un tempo, era comunemente conosciuta come "Ufficio Divino" o "breviario", e contiene preghiere di lunghissima e venerabile storia che risale fino ai tempi apostolici.
 
Nei primi giorni di vita della Chiesa, gli Atti degli Apostoli ci raccontano che i primi cristiani erano ebrei che non solo partecipavano allo spezzare del pane, ma frequentavano pure la sinagoga e il tempio per il culto. Il culto consisteva in uffici di preghiera all'ora terza, sesta e nona del giorno, corrispondenti alle 9, alle 12 e alle 15.
 
La Pentecoste - cioè lo Spirito Santo che discese sugli apostoli - avvenne all'ora terza (At. 2, 15). Pietro pregava sulla terrazza di una casa all'ora sesta (At. 10, 9), e infine Pietro e Giovanni salivano al tempio per la preghiera all'ora nona (At. 3, 1).
 
I primi cristiani adottarono proprio queste ore di preghiera che corrispondono alle medesime ore di quello che sarà poi chiamato l'Ufficio Divino, e specificamente l'ora Terza, Sesta e Nona.
 
Tuttavia, le ore principali per la preghiera cristiana erano le "Lodi" del mattino e i "Vespri" della sera, corrispondenti al sacrificio nel tempio che si effettuava al mattino e alla sera.
 
I primi cristiani adottarono questi due tempi che, da allora, sono sempre stati i momenti principali della preghiera quotidiana. Tanto è vero che il Concilio Vaticano II (1962 - 1965) li definì "il duplice cardine dell'ufficio quotidiano", per questo "devono essere ritenute le ore principali" (SC, 89a).
 
Il termine "Lodi" viene dagli ultimi tre salmi (148 - 150, noti come i "salmi laudate") che da secoli venivano recitati ogni mattina. I Vespri evocano "il sacrificio della sera". Il Salmo 141, 2 recita: "La mia preghiera stia davanti a te come incenso, le mie mani alzate come sacrificio della sera", riferendosi al culto ebraico nel tempio.
 
Ma a un certo punto, a causa della loro fede in Cristo, i primi cristiani furono espulsi dal tempio e dalla sinagoga, e ciò avvenne quando essi, per santificare le ore del giorno e della notte, svilupparono le proprie preghiere attorno alle medesime ore, o individualmente o in comune. In questo modo, la Chiesa primitiva obbediva alla direttiva di Cristo di "pregare sempre, senza stancarsi mai" (Lc. 18, 1), come pure alle esortazioni di San Paolo di "pregare ininterrottamente" (1 Tess. 5, 17), e "istruitevi e ammonitevi a vicenda con salmi, inni e canti ispirati, con gratitudine, cantando a Dio nei vostri cuori" (Col. 3, 16).
 
La Chiesa, fin dai primissimi tempi, ha fatto esattamente questo, mediante i salmi e altri testi biblici, tra i quali il più noto è la preghiera di Cristo stesso, il Padre Nostro, che la Didachè, un documento ecclesiale antico, insegnava ai cristiani di pregare tre volte al giorno.
 
I cristiani non pregavano soltanto di giorno ma anche di notte. Paolo e Sila, in carcere, pregavano e cantavano inni a Dio verso mezzanotte (vedi At. 16, 25). E' un tempo di preghiera che corrispondeva al mattutino, che all'origine si pregava tra la prima e la seconda ora del giorno, vale a dire da mezzanotte all'una. Il teologo Tertulliano (ca. 160 - ca. 222) consigliava alle donne cristiane di essere prudenti a sposare uomini che fossero anch'essi cristiani, poiché gli uomini pagani non avrebbero capito il loro alzarsi nel cuore della notte per lodare Dio.
 
La storia dei tempi di preghiera nella Chiesa primitiva è difficile da seguire dopo il primo secolo, a causa in gran parte della distruzione periodica dei documenti durante le persecuzioni. Nel IV secolo, finalmente, sotto l'imperatore romano Costantino (+ 337), l'esercizio della fede, tra cui le preghiere quotidiane in comune, divenne legale e, pertanto, pubbliche. La persecuzione dei cristiani era finita, e i fedeli si trovarono liberi di riunirsi senza paura attorno al loro vescovo per quello che si chiamerà "l'ufficio della cattedrale".
Cattedrale viene dal greco "cathedra" che significa sedia, e si riferiva alla sedia ufficiale occupata da un vescovo, simbolo della sua autorità magisteriale. (Oggi, la cattedrale di una diocesi ha una sedia speciale per il proprio vescovo). Poiché i laici dovevano lavorare di giorno e occuparsi delle proprie famiglie, l'ufficio della cattedrale era necessariamente breve, e consisteva probabilmente di un salmo, un'antifona (versetto tratto da un salmo o frase biblica), una lettura dalla Sacra Scrittura, l'omelia e le intercessioni.

Lo sviluppo successivo fu l'"ufficio monastico". L'ascesa del movimento monastico - dapprima con i Padri del deserto e poi con gli Ordini monastici dell'occidente, come i benedettini - risultò in un Ufficio Divino assai più lungo ed elaborato (San Benedetto, il "padre del monachesimo occidentale", morì nel 550 circa). I monaci avevano più tempo dei laici per la preghiera formale e i loro primi uffici avevano una lunghissima durata, in alcuni casi veniva pregato quotidianamente l'intero salterio di 150 salmi.

Con il tempo, l'ufficio della cattedrale come celebrazione liturgica comunitaria andò esaurendosi nella Chiesa occidentale. I monasteri nei centri urbani ebbero l'influsso dominante sullo sviluppo liturgico, e l'ufficio diventò perciò quello lungo e complesso dei monaci. A poco a poco divenne dovere esclusivo dei sacerdoti e dei religiosi, ma tra i primi non veniva generalmente pregato in comune. Nel Medio Evo, i chierici desideravano sempre più recitare l'ufficio, per cui ci fu la necessità di una riforma per abbreviarlo

Nei monasteri, era normale per i monaci usare grossi libri per l'Ufficio Divino. Potevano avere un salterio (libro dei salmi), un altro libro per le antifone, una Bibbia, un innario e ancora un altro volume di letture non scritturistiche. Ciò andava bene per i chierici residenziali che pregavano in un solo luogo, ma i nuovi chierici più itineranti, come i francescani, dovevano viaggiare leggeri (San Francesco, il fondatore, morì nel 1226). Per essi, il Vaticano preparò una versione condensata dell'ufficio. Il suo nome "breviario" viene dal  termine latino per "abbreviato". I francescani diffusero l'uso del breviario in tutta Europa e oltre.

Con il tempo, il breviario fu considerato soprattutto un libro di preghiere per i religiosi e meno una forma liturgica di preghiera per l'intera Chiesa.

La riforma della Liturgia delle Ore è continuata fin dal XVI secolo, con Papa Pio X che utilizzò il movimento del rinnovamento liturgico, e ultimamente il Concilio Vaticano II ha revisionato e semplificato l'ufficio, rendendo la liturgia più flessibile e snella.

Il Diritto Canonico richiede sempre ai sacerdoti di recitare ogni giorno la Liturgia delle Ore: Lodi, Vespri, una delle tre Ore medie, l'ufficio delle Letture (tre salmi, prima lettura biblica e la seconda patristica) e la Compieta prima di coricarsi.

Attualmente, le due principali preghiere "cardine" comprendono un salmo "invitatorio", un inno, la lettura di alcuni salmi e un brano della Scrittura (variabile a seconda del tempo liturgico), il Padre Nostro, antifone, intercessioni, la benedizione e il congedo. Le Lodi hanno il cantico di Zaccaria (Lc. 1, 68 - 79) e i Vespri hanno il Magnificat ( Lc. 1, 46 - 55).

Dal Concilio in poi, la Chiesa ha riaffermato la natura pubblica e comunionale della Liturgia delle Ore, preghiera di tutta la Chiesa, e insiste che i laici debbano parteciparvi (edizioni mono-volume, ed anche versioni abbreviate dell'ufficio sono disponibili nelle librerie cattoliche).

Infatti i laici sono incoraggiati, dal tempo della revisione dell'Ufficio Divino dopo il Vaticano II, a partecipare alla Liturgia delle Ore o con un sacerdote presidente, o tra loro o anche singolarmente.

E quando pregano così, si uniscono a tutta la Chiesa sparsa nel mondo nella sua preghiera comune, con la santificazione del giorno e della notte, rendendo lode e culto a Dio in questa stupenda e ricchissima tradizione del nostro patrimonio cattolico.

 

fonte: CatholicCulture.org, da Catholic Heritage, sett. - ott. 1997
http://www.catholicculture.org/culture/library/view.cfm?recnum=264
trad. it. G. Rizzieri

 

(17/02/2012)

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