In visita alle missionarie di San Carlo

L’esperienza sorprendente del sinodo, l’accoglienza, lo stupore, la visione positiva della vita di comunità. Sono alcuni degli spunti offerti dal vescovo Ruzza alle Missionarie di San Carlo Borromeo. Il pastore ha visitato le consacrate nella loro casa in via Aurelia a Roma il 7 giugno.

Il legame con le religiose nasce dal loro riconoscimento come istituto di vita diocesano ottenuto nella Chiesa di Porto-Santa Rufina grazie all’accoglienza e alla paternità del vescovo emerito Gino Reali. L’incontro con il vescovo Ruzza ha avuto inizio nel pomeriggio con un confronto tra il pastore e la superiora generale suor Rachele Paiusco che lo ha accolto con alcune consorelle.

Nel dialogo sono emersi come prioritari il tema dell’educazione e l’urgenza di proposte radicali per i giovani. Secondo quanto condiviso dal pastore e dalle religiose l’annuncio del Vangelo richiede iniziative “alte” che non si accontentino di provare a lanciare qualche messaggio ma che sappiano esprimere la radicalità del Vangelo per la propria vita. Ne è un esempio il fatto che le missionarie raccontano il desiderio di diversi giovani di frequentare la loro casa per studiare e trovare un luogo in cui si sentano accolti.

Uno spazio di meditazione e ritiro dove molti ragazzi hanno potuto confrontarsi in libertà tra di loro e con le religiose. Dopo la visita nella struttura, la giornata si è conclusa con la Messa nella cappella. Durante l’omelia il pastore ha sottolineato che la missione è la dimensione identitaria del credente. In questa prospettiva il cristiano è colui che nella storia si fa mediatore tra Dio e la città. In ascolto della Parola egli si fa portatore della gioia perché le persone abbiano la possibilità di mettere Cristo al centro delle loro vite.