In mezzo alla politica ascolto e dialogo per servire la comunità

«Un credente che intenda spendere le sue energie nell’agone politico deve sentirsi “vocato” al ministero della vita politica, al servizio del bene comune», inizia così la relazione del vescovo Ruzza al primo appuntamento de “La città si parla”. La serie di incontri della scuola di formazione sociale e politica organizzata a Ladispoli nella parrocchia di Santa Maria del Rosario dall’Osservatorio sociale di Porto- Santa Rufina (animato da Livio Spinelli, Vincenzo Mannino e don Gianni Righetti) in collaborazione con la Scuola di teologia “Cardinale Eugenio Tisserant”.

La storia dell’impegno attivo dei cristiani nella vita attiva trova sistemazione tra Ottocento e Novecento. Dossetti, Sturzo, Moro e i papi da Pio XI a Francesco sono tra i riferimenti indicati dal vescovo per comprendere il senso dell’impegno politica dei credenti. Oggi, la questione di fondo consiste nel: «trovare lo spazio storicamente credibile e pragmaticamente realizzabile per mediare in termini di impegno storico i valori che provengono dalla fede, nella prospettiva del servizio al paese».

Per quanto la grazia e la vocazione battesimale chiedano al credente «di tradurre nell’orizzonte storico la potenza profetica della parola evangelica», egli dovrà «cercare le mediazioni e le incarnazioni atte a rendere quella Parola di vita capace di ispirare atteggiamenti e prospettive condivisibili con gli uomini di buona volontà», i liberi e forti dell’appello del Partito popolare italiano del 1919. La presenza cattolica diventa allora proposta di aggregazione su valori che rispettino la dignità della persona, che valorizzino la solidarietà, la fraternità, la difesa della natura in una dimensione comunionale. Una prospettiva capace di cogliere e condividere la vita culturale e sociale di un popolo, consolidando quell’idea di “popolarismo” che significa: «rispetto della laicità, superamento del clericalismo, sintesi tra fede e storia, tra Vangelo e cultura, riformismo democratico, concezione organica della società intesa come incontro tra culture, sensibilità, stili di vita, esigenze dei singoli, nel rispetto del primato della persona, responsabilità verso la comunità umana, sussidiarietà e solidarietà tra le parti vitali della comunità umana».

L’epoca attuale presenta alcuni caratteri specifici di riflessione. La socializzazione, la globalizzazione, la crisi ambientale, lo “sciame virale”. Per continuare con il fenomeno migratorio, che non è arginabile e «chiede di essere accompagnato e gestito con intelligenza e con urgenza». E poi l’informatizzazione, la radicalizzazione, la sperequazione, il predominio tecnologico sui valori umanistici, il pensiero liquido, il decentramento del potere. Infine, la guerra mondiale “a pezzi” nelle periferie del mondo. Nell’attuale frammentazione dei cattolici in politica, la riposta a queste istanze epocali parte dalla capacità delle persone impegnate di dialogare e di accogliere le ragioni altrui per conseguire il «maggiore bene sociale possibile», con la convinzione e la libertà di dovere rispondere in ultima istanza alla propria coscienza.

Dunque, passione senso di responsabilità e lungimiranza deve avere il credente chiamato all’impegno «diaconale» della politica, imparando, ha concluso il vescovo, «a tradurre i principi, a declinarli, ad incarnarli, a proporli con credibilità e forza, progettando minuziosamente come orientare la loro attuazione e misurandone l’efficacia sociale. Per far questo avrà la virtù della prudenza, ma anche la virtù del governo di sé e degli altri». La registrazione della diretta è su: https://youtu.be/PPkXyF63SvQ.

Simone Ciampanella