Beata Maria Crocifissa, con la mitezza accanto all'umanità

«In 95 anni di presenza, tante grazie e benefici il Signore ha dato a questo popolo e al mondo intero. Grandi cose ha fatto il Signore a questa piccola donna, piccola ma grande nell’amore, un Amore che attingeva alla sorgente eucaristica, come diceva: al contatto divino l’anima cresce, cresce sempre in grazie e Bellezza». Con queste parole suor Maria Assunta Colombo ha saluto il vescovo Gino Reali il 4 luglio, all’inizio della Messa per la Memoria liturgica di Maria Crocifissa Curcio, fondatrice della Carmelitane missionarie di Santa Teresa del Bambino Gesù e prima beata della diocesi di Porto-Santa Rufina in età moderna.

Tanti i fedeli presenti nella concelebrazione eucaristica presieduta dal pastore nel giardino della parrocchia del Carmelo, allestito nel rispetto della misure anti-covid. Sull’altare con il pastore c’erano il parroco padre John Harold Castaneda Herazo e altri Carmelitani dell’Antica Osservanza a cui è affidata la comunità di Santa Marinella. Madre Crocifissa, nata ad Ispica in Sicilia nel 1877, aveva scelto questo “borgo marinaro” nel 1925 per dare vita all’intuizione di un nuovo sodalizio religioso, immaginato assieme al carmelitano Lorenzo Van Den Eerebeemt, con cui condivideva il desiderio di una testimonianza religiosa segnata dalla fusione di vita attiva e contemplativa.

Durante l’omelia il vescovo ha colto l’ispirazione di questo carisma nell’accettazione del “giogo” promesso da Cristo per i suoi discepoli: Madre Crocifissa ha avuto il coraggio, come tutti i santi, di fare «quell’operazione al cuore» che dona speranza oltre ogni ragione. A partire dal suo nome «così strano per il terzo millennio» scrive la biografa Del Genio citata dal vescovo, ma non allora quando «nel cristocentrismo imperante, i ‘misteri’ del Cristo uomo erano al centro dell’attenzione e della pietà dei cristiani». Centrare la vita su Cristo ha significato per lei «far proprio il mistero della crocifissione, il suo donarsi totalmente all’umanità, la scelta della croce che valorizza quello che sembra invece dovrebbe essere rifiutato». Sono la mitezza e l’umiltà a compiere la conversione, qualità da imparare dai bambini «che – ha continuato il presule – capiscono subito l’essenziale: se gli vuoi bene o no. In fondo è questo il segreto semplice della vita. Non ce n'è un altro, più profondo. I piccoli, i peccatori, gli ultimi della fila, le periferie del mondo hanno capito che Gesù è venuto a portare la rivoluzione della tenerezza». Dalla Sicilia in cui è nata Rosa (nome da laica di Crocifissa) a Santa Marinella dove lei ha fatto nascere le carmelitane, e poi verso tutto il mondo: le figlie della beata hanno raggiunto queste periferie del mondo per annunciare la misericordia di Dio.

Ed è alle comunità sparse sulla terra che va il pensiero, commosso, di Madre Donatella Cappello, superiora generale della congregazione, quando ringrazia il vescovo e i convenuti, tra cui altre congregazioni religiose. Nei mesi di maggiore restrizione, ha raccontato suor Donatella, «la comunità ha intensificato i tempi di adorazione e contemplazione eucaristica, per essere solidali e vicini a tutta l’umanità sofferente», affidando le case nei paesi più poveri ai fondatori: «devo ringraziare Dio e la loro intercessione, poiché ad oggi siamo tutte presenti nelle nostre 51 comunità sparse nel mondo». D’altronde, la fiducia verso il piano provvidenziale di Dio caratterizza l’opera della congregazione fin dai primi passi della sua iniziatrice, «una santa della porta accanto», commenta la superiora con papa Francesco, anzi lei è «la beata del territorio, la prima beata di questa diocesi, pure emigrante. La sua presenza è una certezza: umile e silenziosa, così come lo era lei mentre era in vita. Non fa rumore, ma è viva».

Simone Ciampanella