Con la famiglia di Mario per seguire la vocazione

La pioggia non ha impedito alla persone di partecipare alla Messa per i Santi Mario, Marta, Audìface e Àbaco il 19 gennaio. Nella piccola chiesa di San Mario i bambini seduti occupavano tutto lo spazio davanti all’altare, accompagnati dai catechisti e dai genitori e da tanti fedeli della parrocchia di Santa Maria di Loreto. L’assemblea avrebbe dovuto andare in processione nelle catacombe dei quattro martiri e lì leggere la Passio della famiglia persiana martirizzata nel IV secolo.

Il maltempo ha obbligato invece a restare nella chiesa costruita nel 1789 per volere di Pio VI , dove si è pregato e fatto memoria dei santi. Venuti dalla Persia per adorare le tombe degli apostoli Pietro e Paolo i santi furono imprigionati perché cristiani. Il racconto consegna un drammatico dialogo tra l’imperatore Claudio e la famiglia. Intimati con ogni mezzo ad abbandonare la nuova fede, i quattro restano fedeli a Gesù. L’ira dell’imperatore per questa scelta si trasforma nella decisione di condannarli a morte. Vengono portati in un luogo chiamato “ad Nimphas Catabassi” proprio in prossimità delle catacombe. Il padre e i due figli sono decapitati, la madre è fatta affogare in una fontana. Dopo un momento di silenzio i fedeli e gli altri sacerdoti accolgono il vescovo Gino Reali di Porto-Santa Rufina, accompagnato dal parroco padre Lorenzo Gallizioli.

«Lascia che il mondo vada per la sua strada, ma tu vieni e seguimi», il canto all’inizio della Messa guidato con passione e bravura dal coro parrocchiale risuona nella chiesa piena di gente, arrivata qui per l’affetto verso i loro protettori. Nell’omelia il vescovo dialoga con i bambini, spiega loro il significato della vocazione che ognuno ha: è il dono che Dio offre ad ogni singola persona. Bisogna solo ascoltarlo e farlo crescere per dare senso alla propria vita. La testimonianza della famiglia di San Mario, per quanto estrema ai nostri occhi, è un esempio di questa fedeltà attraverso cui riscoprire l’essenziale della nostra vita. Alla fine delle celebrazione il vescovo ringrazia la partecipazione delle gente che mostra con la sua presenza l’amore verso i santi martiri e la stima per la famiglia Carabba, che custodisce la chiesa di San Mario e permette agli abitanti di conoscere un luogo dove affondano le origini di questo territorio alla periferia di Roma.

Redazione

(Foto Lentini)

(29/01/2019)