Una famiglia a fondamento della comunità

il programma

Il 19 gennaio la diocesi festeggia la memoria dei santi Mario, Marta, Audìface e Àbaco. La celebrazione organizzata dalla parrocchia di Santa Maria di Loreto inizia alle 15.30 presso la chiesa di San Mario (Via di Boccea 1452). Da qui ci si sposterà in processione alle catacombe del santo per la lettura della Passio. Si farà poi ritorno nella chiesa per la celebrazione presieduta dal vescovo Reali.

 


la storia

«Al tempo dell’imperatore Claudio, venne a Roma dalla Persia, per venerare le tombe degli apostoli, un uomo di nome Mario, insieme a sua moglie, Marta, e ai loro figli Audìface e Àbaco; erano tutti persone di profonda fede». La Passio degli Acta Sanctorum inizia così il racconto della famiglia venerata dalla diocesi il 19 gennaio nella parrocchia Santa Maria di Loreto. Dal IV secolo ci arriva la preziosa eredità di una famiglia santa di martiri. Unita nella carne e nello spirito ha avuto il coraggio di affrontare un mondo che ancora (oggi) non riusciva a capirli, e per questo ne aveva paura. Parole come “regno”, “figli di uno stesso padre” risultavano incomprensibili: scandalo e follia come dice San Paolo.

Nel dialogo tra Claudio e Mario, successivo al loro arresto perché cristiani, prende forma questa differente e irriducibile visione dell’esistenza. «Per quale motivo – chiede l’imperatore – non seguite la tradizione dei vostri padri, e non ossequiate gli dèi che i vostri padri hanno venerato, e invece andate alla ricerca di uomini morti?». Con il suo sarcasmo Claudio rivela l’incapacità dell’uomo privo di fede di comprendere un Dio che soffre e che muore. E ancor di più gli risulta oscura la risposta: «Noi siamo servi di Ge- sù Cristo e siamo venuti a pregare i suoi servi, gli apostoli, perché si degnino di intercedere per noi».

La ripresa dell’altro non coglie il senso di queste parole e sposta la questione dell’intercessione in un ambito utilitaristico: «Dove si trova la vostra ricchezza?». E Mario: «Abbiamo consegnato la nostra ricchezza al nostro Signore Gesù Cristo che ce l’aveva data solo per poco tempo». Qui arriva la rottura: dal sarcasmo Claudio passa alla rabbia. Quella del timore verso chi non ha paura di perdere la vita per un Dio misterioso a occhi pagani, che azzera divinità vincenti al riparo dalla caducità. Un’energia tale spaventa perché capace di mettere in discussione ogni forma di potere e di garanzia per chi lo detiene. Invano quel potere ha cercato di dissuadere la famiglia dalla fede della fraternità e della vita eterna: l’unica cosa da fare rimaneva allora ucciderli.

«Condotti quindi lungo la via Cornelia – racconta la Passio –, al tredicesimo miglio, nel luogo chiamato ad Nymphas Catabassi, lì, in quel luogo Mario, Audìface e Abaco furono decapitati in una grotta; Marta invece fu affogata nella fontana detta ad Nymphas». Morirono in quella strada che oggi porta il nome di Boccea, dove sabato prossimo nella catacombe di San Mario i cristiani di oggi ricorderanno questi progenitori nella fede.

Uniti nella carne e nello spirito i quattro persiani hanno avuto il coraggio di affrontare un mondo incapace di capire la loro fede in Gesù Cristo e dunque impaurito dal suo messaggio di amore Furono uccisi nel territorio di Santa Maria di Loreto

Simone Ciampanella

16/01/2019