Un abbraccio pieno di speranza

Prendere parte all’onoranza funebre per Pamela Mastropietro come amico della Famiglia, mi ha permesso di comprendere quanta fede e dignità, cogliere il profondo dolore, la sofferenza smisurata, il turbamento emotivo che erano in tutti i presenti, e vedere soprattutto le lacrime che sgorgavano libere sia nei giovani che negli adulti, pianti liberatori sin da prima dell’inizio della Celebrazione. Nella chiesa di Ognissanti a Roma che si riempiva ordinatamente, si avvertiva apertamente la fede nel Signore Gesù, laddove scorgevo accanto a me fedeli che pregavano e cantavano; fede che ha sorretto e da allora sempre più sorregge sia i Genitori e la Famiglia di Pamela giovanissima vita spezzata e spazzata via dalla ferocia, sia i credenti che dentro e fuori la chiesa, letteralmente gremivano tutti gli spazi possibili. Dopo l’omelia del Celebrante in cui le parole hanno rinnovato la morte e Risurrezione di Cristo Gesù, le toccanti parole nel ricordo della Mamma: “… Hai meritato il Paradiso, e non tutti se lo possono permettere … Anche se ti hanno fatto un male atroce tu sei viva alla faccia di tutte quelle persone che ti hanno massacrata. Questo, amore, non è un addio. Un giorno ci rincontreremo e sarà per sempre. Ciao amore mio, mi manchi da morire. Quello che ti hanno fatto è disumano, è un dolore atroce, è una lama che si conficca nel cuore e te lo spacca a metà” e poi quelli delle compagne: ognuna un pensiero dolce, un ricordo bello da lasciare a noi che in silenzio ascoltavamo.

Applausi scroscianti che non terminavano, all’uscita del feretro, e palloncini bianchi e rosa liberati che salivano verso il cielo; così dopo oltre tre mesi, finalmente tornata a casa, le spoglie mortali di Pamela hanno ricevuto, al termine del Rito delle Esequie e la benedizione del parroco, l’ideale abbraccio e le carezze di migliaia di persone, amiche o sconosciute, e poi la degna sepoltura al Camposanto monumentale del Verano.  Qui è giunta la salma, posta nella piccola bara bianca con attaccato il palloncino a forma di cuore, scortata da motociclisti della Polizia Municipale di Roma e accompagnata oltre che da tutta la Famiglia da un corteo di decine di amiche e amici, compagne e compagni di scuola e della vita, oramai lasciata. Ognuno di loro aveva un fiore, un ricordo personale da posare ai piedi del loculo, e così è stato. Niente isterismi, nessun grido di rabbia, infinita compostezza hanno accompagnato tutta la mattinata che è stata dedicata a dare pace terrena a chi, Pamela, voleva vivere, e non ha realizzato per colpa di altri questa umana aspirazione.

Per dare ancor più senso compiuto a come lasciamo questo mondo (e nelle modalità), vorrei riportare una frase popolare: “non auguro questa morte al peggior nemico”: l’aberrante vicenda accaduta a Pamela Mastropietro, oltre a coinvolgere tutti noi, ci porta senza mezzi termini ad avere “i piedi ben piantati e saldi per terra, comprese le nostre “teste” e il cuore rivolto a Cristo” perché sempre più comprendo che solo così possiamo farcela.  Pamela è mia figlia, la mia sorellina, la mia nipote; Pamela era ed è una di Famiglia. La conoscevo questa giovanissima ragazza semplice e leggiadra, con le sue debolezze e fragilità come ciascuno di noi, comunque capace di farsi benvolere da tutti. Pamela, figlia del nostro tempo e che pur avendo profonda devozione per la Santa Madre come ha ricordato il Celebrante che l’aveva avuta come cresimanda, ha conosciuto uno degli aspetti del mondo (quello della dipendenza) effimero e temporaneo. Ma il carattere, la personalità, la tenacia e soprattutto il cuore di Pamela propendevano per il Bene, quindi, lei aveva operato la scelta di uscirne definitivamente, di pulirsi e liberarsi, non sapendo, piccolo fiore, che ciò l’avrebbe condotta, purtroppo, a incontrare un fine vita non desiderato e talmente orribile, da non essere capaci di descriverlo. E questo è avvenuto per mano di persone a lei sconosciute. Ora, come ha detto l’avv. Marco Valerio Verni, zio materno, abbiamo un luogo dove pregare, portare un fiore, sostare per lei. Questa parentesi si è chiusa e altre si apriranno secondo le regole giuridiche nella speranza che sia fatta veramente giustizia per Pamela e per evitare, se possibile, che simili scempi non abbiamo mai più a ripetersi. Per mani d’uomini, indegni di essere definiti tali.

Alessandro Pielich