Una nuova chiesa a Boccea

Santi Mario, Marta Audìface e Àbaco. Fino ad oggi famiglia di martiri venerati a Porto–Santa Rufina. Dal 21 diventano anche il nome di un progetto. Quello della chiesa parrocchiale di Madonna di Loreto. Il vescovo Reali comunica questa bella notizia durante la celebrazione in loro onore nella chiesa di San Mario. Questa piccola chiesa, oggi nella proprietà della famiglia Carabba, fu costruita da papa Pio VI nel 1789 ad opera dell’architetto Virginio Bracci. Con la realizzazione di quell’edificio Papa Braschi volle ridare nuova luce al culto di questi santi. Durante il medioevo, infatti, il luogo del loro martirio era regolarmente visitato dai pellegrini che si dirigevano a Roma per venerare le tombe degli apostoli.

D’altra parte la storia della famiglia di San Mario colpisce ancora oggi. Dalla Passio di San Valentino del IV secolo sappiamo che i quattro provenivano dalla Persia. Giunsero nella capitale dell’impero come pellegrini, ma probabilmente vi risiedettero per un lungo periodo. Aiutarono il presbitero Giovanni a dare degna sepoltura a 260 cristiani uccisi lungo la via Salaria. Furono arrestati per questo gesto e condotti davanti al prefetto Flaviano e al governatore Marciano. Alla richiesta di abiurare la propria fede rifiutarono, così, condotti lungo la via Cornelia furono giustiziati. I tre uomini proprio in prossimità dell’odierna Tenuta Boccea, la donna in uno stagno vicino.

Come avvenne alla fine del Settecento per la costruzione voluta dal pontefice, oggi la diocesi, in ascolto del territorio e della sua gente, vuole dotare questa area all’estrema periferia di Roma, di un luogo che sia occasione di comunità. L’edificio di culto, infatti, è proprio lo spazio attraverso cui si stringono relazioni e nasce l’amicizia fondata sulla grazia di Dio: i sacramenti. E poi, non per secondo, è una bussola visibile che dà forma e orientamento alla città che cresce, che gli si sviluppa attorno o che da essa viene riordinata nello spazio urbanistico. La scelta di una famiglia, come titolare del tempio, vuole ribadire l’importanza di questa insostituibile esperienza di comunione dell’umanità. Ma anche dare speranza a coloro che decidono oggi di unirsi nel matrimonio cristiano e a quelli che faticano nel vedere e nel mantenere vivo questo progetto d’amore insieme a Dio.

Come non fare riferimento, dice il vescovo nell’omelia, ad «Amoris Laetitia, sulla quale vi sono troppe interpretazioni personali e troppe polemiche». In questa esortazione postsinodale, «Papa Francesco ha voluto porre all’attenzione di tutti la gioia dell’amore che si vive nelle famiglie e ci dice che anche oggi il desiderio di famiglia resta vivo fra i giovani e che l’annuncio cristiano che riguarda la famiglia è davvero una buona notizia, con l’invito rivolto a tutti ad approfondire il tema del matrimonio e della famiglia con una riflessione onesta, realistica e creativa».

La Messa, concelebrata dal parroco don Antonio Ghirighini, dal vicario foraneo don Cristoforo Dudala e da altri sacerdoti, si conclude e l’assemblea si incammina verso il luogo delle catacombe di San Mario, nella proprietà della famiglia Vismara. Per molti è la prima volta, per diversi anni infatti non era stato possibile accedervi, e lo stupore dei più giovani è grande. Poi il ritorno in parrocchia lungo la via Boccea e la benedizione del parroco, con la grande gioia della gente per l’attesa della costruzione della nuova chiesa parrocchiale.

di Simone Ciampanella

(30/01/2017)